IL MESSAGGIO VOCALE

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Sono a Termini in attesa che il treno  parta. Nei posti a 4 ci siamo io ed un ragazzone di colore. È da quando sono arrivato che ha il telefono all’orecchio, lo tiene capovolto e con il display rivolto verso l’esterno. Vedo una chat di WhatsApp.

Tiene lo sguardo basso, le sue grandi palpebre cicciotte donano un senso di pesantezza ai suoi occhi. Ogni tanto annuisce con la testa, a volte si porta la sua manona sulla fronte per contrarla e poi distenderla. Senza mai dire una parola. Mi ha sorriso solo quando, per passare e sedermi, l’ho maldestramente toccato con il ginocchio e con la mano gli ho fatto un cenno di scuse. Quello, secondo me, sarà il suo ultimo sorriso della giornata.

Infine, dopo quasi, giuro, 10 minuti di silenzio, si porta lo smartphone alla bocca e con voce bassa e strozzata dice una parola sola: “SORRY”.

INVIA.

Ora…non so cosa abbia combinato ‘sto giovanotto, ma non è difficile capire con chi ce l’ha.
Pertanto mi sento di invitare tutti gli uomini della pagina a fare un minuto di silenzio per lui.

Scrivete “Amen” se avete un cuore o dategli una scusa per stasera.

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