PROVE DI ABBORDAGGIO

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Ah che bellezza essere testimoni di un abbordaggio in piena regola sull’autobus, da parte di un giovane romano verso una giovane folignana…folignese… Folignate… Insomma una giovane abitante di Foligno.

Immerso nella mia lettura non stavo seguendo né la scena tantomeno i discorsi dei due, che per me facevano solo parte del rumore e del disegno di fondo del momento. La mia attenzione è stata però catturata nell’attimo in cui è arrivata, in maniera subdola alle mie orecchie, la frase “Te porto a fa un giro pe’ Roma”.
E allora appizzo le orecchie.
La ragazza rimane in silenzio. Accenna un breve e tentennato “no… no… grazie”.
E lui: “‘nte frega’ n cazzo de Roma, ho capito”.
Cupido gira l’arco verso la sua tempia e scocca una freccia che gli si conficca completamente nella testa. Cade a terra morto stecchito.
Il giovane prosegue invece senza colpo ferire: “Di dove sei?”.
E lei, nel vernacolo che le appartiene, risponde “So’ di Foligno”
“Ah Foligno… Io una volta so’ stato a Forlì”.
Lei: “Io so’ di Foligno, no de Forlì”
“Vabbe, stamo là”
Stavolta tocca a Marco polo e Vasco Da Gama, si guardano e fanno un triplo avvitamento perfettamente sincronizzato, da oro alle Olimpiadi, ciascuno dentro la propria bara.
“E ‘nzomma, Foligno sta in Umbria e Forlì sta in Emija” .
“Senti, ma se me lasci il numero te chiamo e te porto a fa un giro pe’ Roma”.
“Non bo esse, io sto qua solo pe ‘n golloquio. Se me va bene, il prossimo lo faccio a Bruxelles. Se invece me va male, non gi ho motivo uguale de torna’ a Roma”
“Se me lasci il numero c’è torni pe’ me”
“Aspetta ‘nbo… Ma questo ce gira pe via de Buoninzegna?”, finendo la frase all’insù, come il dialetto pretende.
La ragazza se ne va verso l’autista per chieder conferma, poi torna dal giovane.
Lei svia parlando di altro, ma lui riprende prepotentemente il discorso e la rimette nell’angolo continuando a colpire diretto.
(Daje, così si fa!)
Lui: “Che fai… cambi discorso?”
Lei, ridendo imbarazzata: “Ce provavo…”
“Ma che me stai a svanga’? Non ce posso crede me stavi a svanga!”
Segue un silenzio, non parla la bocca ma il movimento di un braccio che io non vedo ma che immagino. Lei mostra le dita di una mano.
“Che è?” domanda lui
Le di lei dita si agitano… anche i di lui neuroni.
“Ma me stai a dì che c’hai er fidanzato?”
“Si, tra 6 mesi ce sposamo”
“Porcozzio so annato proprio contro un muro de cemento!” che tradotto suona più o meno cosi: “Accipicchia! Scopro solo ora che il mio tentativo di abbordaggio non avrebbe portato a niente “.
E quanti anni c’ha?”
“40”
“40!?”
Io attendo la risposta del giovane che se le risponde dicendo che è vecchio giuro che mi alzo e grido “HA FATTO BENE A NON DARTI IL NUMERO, IDIOTA!”.
Ma il giovane oramai sconfitto farfuglia un semplice “te piacciono gli uomini… maturi”.
Lei “‘nzomma, questo mi è capitato”.
… Come “‘ ‘nzomma questo mi è capitato”? Non lo dice il giovane, lo penso io….
“Vabbè… allora un cazzo… te saluto e tanti auguri”.
Lei scende dall’autobus . Lui si gira verso l’amico che era con lui e con voce rotta e cuore infranto gli dice “Mamma mia… ma come parlava?”
È l’amico: “Ao’ e ‘nzomma… Te intanto ce si’ provato!”

E, con tre morti all’attivo, scoppiano a ridere.

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