BELLEZZA E NEURONI

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ASCOLTA L’AUDIO RACCONTO – letto da “In forma di Rosa

Colazione in un bar dell’Eur, mentre sto davanti al bancone in attesa del caffè arriva un uomo. Brutto. Molto brutto. Come si dice a Roma “Aiutame a dì brutto”.

Mal vestito, piccolino, magrolino, abbronzatura da vampiro, pochi capelli e quei pochi presenti un pò lunghi e all’insù. Sembra si sia pettinato mettendo la testa in una busta e poi ci abbia fatto esplodere una bomba dentro.

Dall’altra parte del bancone c’è la barista. Una donna di circa 40 anni, in tuta, senza trucco se non contiamo un rossetto sulle labbra dimenticato e sbiadito, proprio come la di lei  bellezza, capelli lunghi legati a coda e un fiore, anch’esso oramai opaco, tatuato sulla parte destra del collo.

L’uomo si avvicina al bancone e con fare piacionico si rivolge alla barista esordendo: “Buongiorno bellezza” appoggia un euro sul bancone, “un caffè”.

…un saluto così sono abituato a vederlo in un film e di solito lo dice qualcuno tipo Clint Eastwood… non “Giovanni capelli dritti da Tor Marancia”.

La barista gli risponde: “Si, una volta. Ora la bellezza l’ho passata a mia figlia”.

“Tutti dobbiamo avere qualcuno che ce lo dice. Io c’ho mia madre che mi dice sempre che sono bello”, riprende con fare convinto il Clint de noantri, “il più bello di tutti”.

“se lo dice lei… Ben per te, io non ce l’ho più una madre”

“Tuo marito non te lo dice?”

“Sono divorziata, l’ho mandato a quel paese”

“fatti un cane…”

“M’è morto da poco”

Il tizio rimane a pensare, in silenzio. Secondo me uno dei due neuroni presenti nell’uomo dopo che gli ha fatto muovere il braccio per portare la tazzina in bocca, dopo aver corso verso la gola per fargli deglutire il caffè, s’è guardato con il secondo neurone che lo teneva in piedi ed è andato a tutta velocità verso la bocca per farlo tacere e limitare i danni.

Ma non fa in tempo, sembra un giocatore di baseball che corre al massimo delle sue forze per conquistare la base ma inciampa a pochi cm dal traguardo e il tipo aggiunge “Ammazza che sfiga, ma morono tutti quelli che te dicono che sei bella? Spero de no…”

“È tipo un incantesimo, quello che rimane vivo me lo sposo”.

La donna accenna uno sguardo verso di me mentre scuote la testa, poi si gira verso la macchina del caffè. Due miei neuroni guardano il terzo e sentendosi fortunati tirano un sospiro di sollievo.

Il neurone giocatore di baseball dell’uomo invece, stanco e sentendosi inutile, rimane a terra e si lascia morire.

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