CONTA ER CORE

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Ho sempre avuto l’impressione che gli altri, parlo principalmente del lato estetico, non cambiassero mai, vedo tutti uguali al giorno prima. Mi spiego, le persone che incontro giornalmente mi sembra abbiano continuamente lo stesso taglio di capelli, stessa pettinatura, stesso peso, stesso modo di vestire e anche stesso comportamento ogni singolo giorno. Io invece sembro un pilota di rally che fa su e giù tra dune e montarozzi di opinioni e stati d’animo. Mi vedo pettinato, spettinato, bello, brutto, ben vestito, sciatto, simpatico, antipatico, sociale, asociale, alto(vabbé qua ho esagerato), basso e non solo da un giorno all’altro ma anche da un momento all’altro nel giro di qualche minuto.

A volte la mattina esco di casa e vorrei mettermi un cappuccio sulla testa, due occhiali enormi e non parlare con nessuno. Mentre altre volte cammino spavaldo e con la mano della mia immaginazione dico “scansate” a persone e strutture mentali, fischietto per strada cercando la chiacchierata con sconosciuti.

Eppure dal giorno prima, se non da 10 minuti prima, in cui mi sentivo l’opposto, non è cambiato praticamente niente. L’unica cosa ad essere cambiata è il mio approccio alla vita in generale. E’ quindi palese che l’ago della bilancia sia determinato dalla mia testa. È lei la stronza che a volte mi fa rodere il culo dalle 5.45 alle 24.00, mentre altre mi rende il più fedele discepolo di quella famosa scuola di pensiero orientale, nata migliaia di anni fa, che insegna ai propri studenti l’arte del vivere sereni e che risponde al leggendario nome di “Filosofia dello STI CAZZI”, una disciplina basata sul niente che però, come una finta pasticca punta sull’effetto placebo, anche il pensiero sticazzista poggia le proprie basi sul potere del cervello.

Immagina, lentamente, un arancio, immagina di sbucciarlo, prenderne uno spicchio e mangiarlo. Viene l’acquolina in bocca solo al pensiero quando in realtà quell’attività l’hai solo pensata. Ecco, ti presento il cervello. Che ti fa fare, dire e vivere come gli pare e piace. E qui so’ cazzi.

Perché scrivo questo? Perché stamattina in un bar all’Eur, dove vado di frequente a far colazione, ho notato questa lavagnetta in vetrina mentre palesava con grande umiltà la risposta a tante domande: “CONTA ER CORE”, diceva. Facile che quel cartello ci fosse stato anche ieri e i giorni addietro, ma io non l’ho mai visto. Capita infatti non di rado che entro, pago, prendo il caffè e me ne vado senza guardare in faccia a nessuno. Invece stamattina l’ho visto, mi ha fatto sorridere. In quei 15 minuti in cui il cervello mi aveva fatto fischiettare per strada, il mio stato mentale mi ha fatto sorridere a due cani che giocavano divertiti e fatto notare questo cartello, il quale ha “sfrugugliato” la mia fantasia che mi ha fatto scrivere questa non storia. Insomma, come dice il proverbio “Sorridi e la vita ti sorriderà”.

Io sono uno che racconta gli affari propri a piccole dosi e a poche persone, quindi non sono avvezzo a scrivere i cazzi miei in una pagina aperta a tutti… ma anni di psicoterapia saranno serviti a qualcosa, o no? E poi mi avvalgo della facoltà di cambiare opinione, magari tra 15 minuti deciderò di eliminare il sito o questo articolo… Chissà, intanto per adesso mi sento di dire semplicemente e senza vergogna: “Sti cazzi, in fondo… Conta er core”.

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