LA RIVINCITA DEGLI ANNI ’90(seguito)

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La storia reale che ho raccontato la trovi qui

Come sarà finita?

Secondo me cosi:

Se chiedeste ad Alice quale è la sua stagione preferita, lei, nonostante soffra particolarmente il freddo, risponderebbe “l’autunno e l’inverno”. Tutte le mattine di queste due stagioni si veste con vestitini particolarmente leggeri che la sua giovane età le permette, quello che però non le è permesso affatto è di scaldarsi a sufficienza. Lei lo sa, ma c’è un motivo particolare per il quale continua a vestirsi in questo modo.
La prenderanno in giro, tanti penseranno, e alcune glielo diranno, che lo fa apposta per mostrarsi, per mettere in bella mostra le sue giovani gambe ed il suo seno, minuto ma attraente. Ma lei, in fondo, se ne frega.

Lui invece è Riccardo. Se gli chiedeste se quel montgomery di diverse taglie più grande gli piaccia veramente, lui ammetterebbe, senza vergogna, che no, in realtà non gli piace affatto. Lo continua però ad indossare, nonostante i suoi amici di scuola non lascino passare giorno in cui non lo prendano in giro. Qualcuno penserà, altri glielo diranno, che è uno tipo strambo. Ma anche lui, in fondo, se ne frega.

Alice in realtà si veste leggera per un solo motivo.
Riccardo indossa quel montgomery per lo stesso motivo.

Uno non sa dell’altro, rimane il fatto che tutte le mattine, quando Alice raggiunge Riccardo ed i suoi amici nella fermata dell’autobus di San Paolo, Riccardo vedendo la sua minuta amica battere i denti, le offrirà riparo sotto il suo enorme cappotto.
Tutti i giorni lei ha freddo. Tutti i giorni lui viene preso in giro. Tutti i giorni i loro amici non capiscono.

Finché una mattina Alice arriva nella fermata San Paolo e trova Riccardo, solo.

Sempre come se fosse la prima volta, anche quella volta Riccardo le chiede se vuole che la riscaldi, e sempre come se fosse la prima volta Alice annuisce timidamente. Lui apre il montgomery, lei ci si infila dentro e lui richiude.

Rimangono in silenzio. Lei, finalmente al caldo, sotto quel gran cappotto con le mani contro il petto di lui, che tiene il braccio intorno le spalle di lei.
Godendosi il caldo, il senso di protezione e la pace che ne deriva Alice sente con la mano, sul giovane petto dell’amico, il battito del cuore… un battito estremamente veloce, invisibile ed impensabile se non con il contatto fisico. La solita faccia imbarazzata di lui in realtà nascondeva un’attività frenetica dentro il suo corpo: un cuore che batte all’impazzata. Flussi di sangue sparati in ogni dove, neuroni che danno vita ad una serie di immagini e anche ormoni impazziti, che lui, preoccupato, cerca di tenere a bada. Il risultato finale è un tilt generale che tutti noi conosciamo come “innamoramento”.

Il giovane realizza che la sua piccola amica si è accorta della sua agitazione e non sapendo cosa dire si limita a guardarla. Lei, che ha la stessa attività frenetica dentro di sé, pure.

A questo punto non possiamo non voler pensare che questi due giovani timidi non si bacino finalmente. Sono giovani, tra qualche anno manco si saluteranno più magari, e allora per adesso facciamo finire bene questa storia.
Immaginiamoci, io che scrivo e voi che leggete, Alice e Riccardo in silenzio, lui la stringe ancora più a sé, i visi si avvicinano: lui dall’alto verso il basso, lei, in direzione opposta, dal basso verso l’alto. Lentamente, come se fino all’ultimo potessero ripensarci e ritrarsi. Ma non lo fanno. Ad un certo punto entrambi sentono il battito frenetico dell’altrui cuore. Fino a baciarsi, delicatamente.

In quel momento arrivano i loro soliti due amici, quelli che tutte le mattine li prendevano in giro. Appena usciti dalla metropolitana si fermano per osservarli da lontano.

“Hai capito ‘sti due”, dice uno di loro. “Altro che fregnone”, aggiunge l’altro.

I due giovani amici ritardatari ad un certo punto si guardano e squadrano. Ognuno fissa il cappotto dell’altro.
“Ma a proposito, ‘ndo devi anna’ tu co’ ‘sto cappotto enorme? So’ giorni che ce faccio caso”, fa uno.

“Io? Senti chi parla, io in metro non te lo volevo di’, ma il tuo me pare ‘n’accappatoio! Niente niente….”.

E sorridono imbarazzati, fino a scemare in un silenzio amaro.

Buttano un’occhiata ognuno al proprio soprabito, i loro pensieri sbuffano ed è palese quello che pensano, pensano: “Alla fine si, se la semo pijata ‘nder culo”.

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