PPRK EN BEKN

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Mi fermo in un bar a Termini, di quelli dentro la stazione, dove trovo due ragazze straniere alla cassa, mentre gridano alla cassiera, che si trova all’estremità opposta del bancone: «Pprk en bèkn

La barista afferra un cilindro delle Pringles dallo scaffale e glielo mostra, le ragazze rispondono: «No, no! Pprk en bèkn

La barista sbuffa e comincia a sollevare, uno dietro l’altro, un gusto diverso, sperando di sentire a un certo punto un: «Sì!», «Yes» o comunque qualsiasi espressione che sia diversa da pprk en bekn. All’ennesimo tentativo andato a vuoto intervengo io: «Chiedono paprika e pancetta!»

La barista afferra i cilindri giusti (naturalmente non me dice manco grazie… tenendo conto che non so da quanto tempo stesse andando avanti ’sta storia).

Le ragazze gridano un : «Yeeeh!» e come se avessero ricevuto una coppa, afferrano felici ’sti tubi di patatine e prima di andar via una di loro si gira e mi ringrazia regalandomi un sorriso.

Durante tutto questo tempo, un uomo sulla sessantina è stato al bancone, gomiti appoggiati sul piano, con il pollice e l’indice della stessa mano all’insù mentre stringono una bustina di zucchero già aperta in attesa del caffè (lo faccio anche io quando ho fretta e voglio palesarlo).

La barista, con aria scocciata (pure!), mi fa lo scontrino, va alla macchinetta del caffè e, rivolta a questo signore, gli chiede: «Lo vuole adesso il caffè?»

Il tipo con faccia seria, dà un leggero colpo di collo all’indietro, la fissa e non dice una parola, poi si gira verso di me, lo sguardo scocciato-incazzato-sorpreso mi chiede: “Rispondile te, altrimenti io la mando a quel paese …”

Io gli sorrido e rispondo al suo posto: «Beh, vista la bustina già pronta, credo proprio di sì.» La barista, stranita, si gira e comincia a fare il caffè. Il signore mi guarda, fa un no con la testa e muove la bocca borbottando, ma senza emettere alcun suono.

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