ANCHE MURPHY HA UN CUORE

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Una donna e suo figlio camminano all’interno del treno, fermo in stazione in attesa di partire, in cerca di due posti per sedersi. La prima impressione sul giovane è  quella di un mammone con la faccia da tonto. Ha un sorriso fisso impresso sulla bocca che tiene aperta mostrando dei dentoni bianchi che contrastano con la sua pelle nera. Passano davanti a una delle porte di uscita, la madre, non so per quale motivo, scende. La porta si chiude… e lui rimane dentro.

Ha il sorriso a bocca aperta, anche mentre batte sul vetro per chiedere aiuto alla madre che da fuori parla, ma non si capisce cosa dice. Lì ho capito che non parliamo di mammoni, ma di tutt’altro.

Infatti, il falso sorriso viene tradito dagli occhi impauriti e dal guardare a destra e a sinistra, agitatissimo come per chiedere aiuto, ma senza parlare. Come in uno specchio, la donna, al netto del sorriso, fa i suoi stessi movimenti e ha la stessa agitazione.

Il ragazzo accanto a lui sorride divertito e, una volta saziata la sua parte sadica, preme sul pulsante di apertura porte credendo di porre fine alla storia. Ma la porta non risponde.

Il continua’ è il loro: il finto sorriso, lo sguardo impaurito, il battere compulsivamente al vetro della porta da parte del ragazzo e sua madre che terrorizzata continua a parlare. Mentre il ‘comincia’ è il nostro, perché preoccupati realizziamo che il treno è in partenza e il macchinista ha bloccato le porte.

Inoltre la legge di Murphy è sempre pronta a battere qualsiasi statistica: il treno non parte mai in orario, tranne quando vuoi che faccia ritardo.

Ora l’agitazione è comune, il sadico iniziale è preoccupato, picchietta ripetutamente  il tasto di apertura e quello per chiamare il macchinista, alternandoli. Un uomo prende il cellulare e dichiara che sta chiamando il capotreno (?!). La testa mi fa uno dei suoi scherzetti, essendo l’ora di partire mi fa credere che il treno si stia muovendo e già immagino il dramma del giovane solo sul treno e la mamma disperata in stazione.

Ma per fortuna questa volta Murphy s’è messo una mano sulla coscienza e ha avuto pietà, accettando la sconfitta. La porta finalmente si apre. Tiriamo tutti un sospiro di sollievo, il giovane scende e salta letteralmente sopra la madre che felice lo abbraccia. Stavolta il sorriso, anche se non cambia forma, è reale.

Le porte si richiudono e il treno parte lasciandoli lì sulla banchina.

Il treno è perso, ma loro si sono ritrovati.

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