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Seduto su una panchina, in attesa dell’autobus da piazza Balduina verso Cipro, fumo una sigaretta. Davanti, a pochi metri di distanza da me, ho due donne: una afferra una maglia, la allarga e se la posiziona sul corpo per verificarne la taglia. Troppo grande.

Afferra un altro capo, stavolta è un cappello un po’ stropicciato, lo stira con la mano e se lo prova. L’amica fa un cenno d’approvazione e chiede, a sua volta, come le sta un maglione. L’amica ricambia il consenso. Prendono e mettono da parte.

Il più classico dei quadri si completa quando si fa vivo un uomo che, nel frattempo, le stava aspettando a breve distanza. Si avvicina e controlla a che punto stanno. Le donne, seriose, alzano leggermente lo sguardo verso di lui per abbassarlo immediatamente dopo. Vanno avanti ancora un po’ continuando a cercare. Smucinano, spostano, cambiano angolazione, ma niente. Da donne che sono, non trovano nient’altro che soddisfi la loro curiosità.

Quasi sconsolata, una fa un cenno con la testa all’altra che approva con un semplice sguardo. Così, di comune accordo, decidono di chiudere il cassonetto dell’immondizia e passare a quello accanto.

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