GIOCO DI MANI

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Ammassati come sottovuoto nel 766, mi trovo appiccicato alle spalle di una donna di un’età da dietro indefinibile. La mia borsa fa da cuscinetto tra me, lei e una denuncia. La denuncia vacilla nel momento in cui mi arriva una serie di messaggi sul cellulare che, adagiato sulla parete della borsa, comincia a vibrare, paro paro, sulla chiappa della tipa davanti a me.

Si gira incuriosita. Io rispondo con un goffo sorriso imbarazzato e con un implicito: «Mi dispiace, ma non è quello che crede, certe qualità non c’è l’ho!»

Davanti a lei, c’è il palo dove mi sto reggendo, è un parcheggio di mani, dove ogni tanto ci si appoggiano anche  tette e culi vari. Per noia e per gioco  seguo la mano  pelosa di un uomo, il braccio si infila tra due persone e come per una magia di innesti sembra provenire da una donna. Ne scelgo un’altra: mano, avambraccio e il resto che si perde tra terzi corpi. Ancora, un altro braccio si incastrerebbe perfettamente ad un vecchietto, peccato che si stia già tenendo con entrambe le mani da un’altra parte.

Infine un uomo lascia la presa ed esclama: «Ao’, co’ tutte ste mani, non so manco più qual è la mia!»

Seguo la sua mano per vedere chi è, ma arrivo al massimo alla spalla, non riesco a vedere la sua faccia. Poi realizzo il perché, l’ho detto io!

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